sabato 19 gennaio 2008

"educazione" sessuale

19/1/2008
sessualità
Enrique Monasterio

L'educazione sessuale di nonna Enrichetta

Alvaro ha quattordici anni ed è un bravo ragazzo anche se un po' linguacciuto. E così ha fatto la sua gaffe.

Era andato al paese a trovare sua nonna Enrichetta, e ad approfittarne per rimpinzarsi con la sua cucina. Alla sera stavano vedendo insieme la TV e la nonna mostrò disapprovazione per alcune battute un po' salaci del presentatore. Allora Alvaro tirò fuori la sua faccia da fighetto con i brufoli, che gli funziona tanto bene con le sue amiche e sparò:

—Vedi, nonnina di zio, il problema è che tu non hai avuto lezioni di educazione sessuale e sei rimasta una repressa.

La signora Enrichetta sorrise:

—O nonnina io, o zio tu...

Non ci fu bisogno di dire altro. Una volta tornato a casa, Alvaro ricevette una lettera.

Carissimo Alvaro,
sai che sei proprio un maleducato, figliolo? Sei anche buono e affettuoso quando vuoi, però ogni tanto la lingua ti si imbroglia, forse perché la lasci troppo sciolta.

Lo so che a quest'ora sarai già dispiaciuto della tua impertinenza di domenica. Non ti preoccupare, non devi chiedermi scusa. Però ho pensato che magari poteva farti bene una risposta serena della tua nonna Enrichetta.

Vedi, Alvaro, oggi durante la messa mi è venuto in mente che dovevo ringraziare Dio per l'educazione sessuale che ho ricevuto dai miei genitori. Proprio così. Sono convinta di aver ricevuto una educazione sessuale di prim'ordine.

Come prima lezione mi regalarono quattro fratelli e tre sorelle... Non so se capisci quanto questo sia importante. Oggi ci sono troppi figli unici, come te, che crescono senza sapere che cos'è una sorella. Io ho imparato da subito che i bambini e le bambine erano molto diversi, e anche se vivevamo tutti insieme e parlavamo di tutto, senza fare misteri, i miei genitori avevano messo i bambini nella stanza grande di sopra e noi bambine in quella di sotto. La casa era piccola e con un solo bagno avevamo qualche problema; ma non ci siamo mai sognate di condividerlo con i maschi.

Intorno ai tredici o quattordici anni ero un po' disinvolta con le mie cose, e allora un giorno la mamma mi disse che quando andavo al bagno dovevo chiudere da dentro.

—Perché? Che importa? le dissi.

Allora mi parlò del pudore. Ovviamente non ricordo tutto il discorso ma mi è rimasta impressa la conclusione:

—Vedi, Enrichetta, se qualcuno ti regalasse un gioiello, lo custodiresti nel tuo portagioie. E se fosse di grande valore lo metteresti in cassaforte, non lo tratteresti come un gingillo qualsiasi, no? Ebbene, Dio ha messo nel tuo corpo qualcosa di più prezioso di un diamante. Custodiscilo con gratitudine fino a quando a tua volta lo donerai per amore.

Che dici, Alvaro, avete già studiato questo argomento a scuola?

Ovviamente da piccoli ci dissero che i bambini li porta la cicogna. A me dissero anche che li portavano i re magi. Ma non ci venne mai in mente di prenderli troppo sul serio. Già a tre anni avevo capito che il "re mago" era papà, e che quando alla mamma cresceva la pancia voleva dire che era in arrivo un bambino.

E ancora più importante era la lezione che mi davano i miei genitori nel modo di amarsi. Il loro affetto era reale e indiscutibile come le gravidanze di mia madre; ma era anche pudico... come posso spiegartelo? Non si facevano mai moine davanti a noi, e nemmeno litigavano. Però noi sapevamo che il loro amore era forte come una roccia, non un amorino da telefilm. E capivamo —questa era la grande lezione— che questo amore doveva esprimersi in un ambito intimo, sacro, nel quale nessuno, nemmeno noi figli, poteva intromettersi.

Così imparai, per esempio, che i succhiotti e gli sbaciucchiamenti in pubblico (scusa se sono esplicita), oltre ad essere di cattivo gusto, sviliscono l'amore, perché lo tolgono dal suo ambito naturale.

Non ho frequentato nessun corso per imparare che, se l'amore è autentico, non si esibisce in pubblico. È come quel tesoro nascosto in un campo che, quando uno lo trova, "torna a nasconderlo" prima di vendere tutto per poter comprare quel campo.

Tornare a nascondere l'amore quando lo si trova è un modo per proteggerlo dai mercanteggiamenti. È farlo crescere come una pianta perché metta radici sempre più profonde ed estenda rami sempre più liberi e produca frutti sempre più saporiti...
Scusami, mi sono fatta prendere dalla retorica.

Per concludere, volevo solo dirti che di "idraulica sessuale", come la chiama tuo zio Giacomo, non mi spiegarono quasi nulla, ma non ce n'era bisogno. Quella è la lezione più facile e fu bellissimo impararla (e insegnarla) con tuo nonno.

Un bacio affettuoso da tua nonna,

Enrichetta.